Informazione e Formazione d’Impresa

Informazione e Formazione d’Impresa

di Danilo Verga

Obiettivo primario dell’informazione all’interno dell’azienda è quello di saper comunicare con i collaboratori creando un clima di fiducia capace di spingere ogni membro dell’organizzazione a fare del raggiungimento degli obiettivi altrui un proprio successo

La formazione in Italia è vittima di un paradosso: benché l’esigenza di provvedere in maniera adeguata al miglioramento della qualità del personale sia una costante delle politiche aziendali (ed ormai sia un “must” anche nelle dichiarazioni programmatiche dei governi del nostro Paese), le politiche in tal senso rimangono tradizionalmente piuttosto carenti, benché nel settore privato ci sia chi decide (in base ad una valutazione delle potenzialità e a un’analisi dei bisogni dell’organizzazione) chi formare e con quali finalità.

È ormai riconosciuto che l’attività di formazione, accompagnata da un’accurata attività di informazione interna, costituisca un elemento portante del processo di cambiamento, tanto che le imprese sono ben consce che se non si investe in tempo e con scelte adeguate nell’azione di formazione, di informazione e di comunicazione interna si rischia seriamente di compromettere le performance dell’intera attività aziendale.

Questo perché se lo scopo della formazione è quello di creare una classe dirigente in grado di sostenere le sfide della globalizzazione, scopo della comunicazione e dell’informazione interna è quello di creare l’ambiente adatto per il perseguimento delle mete che l’azienda si pone nel lungo periodo.

Entrando nello specifico, anche se lo scopo sembra facilmente configurabile, la realtà si presenta più complessa ed impegnativa. Seguendo alcune indicazioni in tal senso fornite dagli studiosi in materia, scopo della comunicazione interna è quello di creare l’identità d’azienda, motivare ed informare il personale dipendente, facendo estrema attenzione al modo di comunicare, in quanto si può commettere l’errore di utilizzare metodi che non tengano conto della riduzione delle curve di apprendimento e di attenzione da parte dei destinatari.

Ciò che conta e che diviene fondamentale nel processo di informazione interna è soprattutto la fiducia. In altre parole, chi decide ed ha il compito di trasmettere informazioni e le trasmette in modo corretto non deve affidarsi a “formulette” la cui efficacia hanno una durata limitata (in termini di impatto e di credibilità presso l’uditore), ma deve invece saper creare quelle condizioni che permettano di instaurare con l’interlocutore un rapporto franco e credibile.

Quando si è in presenza di uno scambio temporalmente limitato, che implica cioè un rapido scambio (ad esempio, l’acquisto di un pacchetto di caramelle o la somministrazione di un caffè al bar), della durata di pochi minuti (o anche meno), per il quale non si necessità di particolari informazioni, il problema della fiducia è assolutamente irrilevante.

Se invece si è di fronte a scambi complessi e/o a relazioni che coinvolgano un periodo temporale piuttosto lungo, il rapporto fiduciario diviene di fondamentale importanza, a maggior ragione se si opera in ambienti “fibrillanti”, sottoposti a pressione.In ambito strettamente aziendale interno, il rapporto fiduciario che l’imprenditore instaura con i suoi collaboratori passa dall’ascolto attento del pensiero del suo interlocutore alla capacità di esprimere un adeguato indice di empatia, che permette all’intero team aziendale di condividere unitariamente la mission dell’impresa, condividendo il successo reciproco, facendo del raggiungimento degli obiettivi altrui il proprio successo.

Inoltre, poiché più si sale in alto nella gerarchia aziendale, maggiore è l’impegno e più gravi e rovinosi – di conseguenza – risulterebbero i riflessi di una caduta, si deve dare maggior spazio alla trasparenza ed alla correttezza, rischiando persino di giungere ad una “brutale franchezza”.

In altre parole, la comunicazione aziendale tra i collaboratori dell’imprenditore e l’imprenditore stesso è un elemento di tale delicatezza nel rispetto degli equilibri aziendali interni che spinge taluni autori a sostenere che, piuttosto di parlare di “valori”, sia meglio e più profittevole parlare di “interessi” reciproci.

In sostanza, un comportamento intelligente è quello di chi è consapevole che il proprio vantaggio si coniuga con il vantaggio altrui, a maggior ragione nell’ambito di un contesto economico che ci vede impegnati in prima persona, con inevitabili riflessi sulla nostra stessa professionalità.

La capacità di trasmettere informazioni fondandole su un reciproco rapporto di fiducia induce i portatori di interessi interni a condividere lo stesso percorso.

La capacità di orientare l’interesse dei collaboratori, di coinvolgerli nella mission aziendale, lo sforzo profuso verso l’ascolto, l’abilità di impedire la formazione di barriere tra le diverse funzioni interne, la massima disponibilità ed apertura verso tutti coloro che operano nell’azienda rappresentano strumenti estremamente validi che mettono al bando gli stereotipi e favoriscono l’instaurazione di rapporti fiduciari e duraturi all’interno dell’impresa.

In sostanza, si tratta di saper investire di più sulla “risorsa umana” presente in azienda, sulla base dell’assunto che si può investire quanto si vuole (o si può) sul piano delle risorse finanziarie, ma se mancano le persone ogni altro investimento risulterà vanificato.

È quindi fondamentale che all’interno dell’impresa esista un piano di “ciclo formativo ed informativo” che guidi le risorse umane all’interno della struttura e le sappia trattenere nella stessa il più a lungo possibile in quanto ogni collaboratore costituisce per l’imprenditore e per la sua impresa un contributo di idee, di esperienze e anche di vita fondamentale, che arricchisce l’intera organizzazione.

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